"La storia di Cagliari, come vero aggregato umano, incomincia il suo cammino nella “storia” più con i Cartaginesi che con i Fenici, nonostante fosse già abitata sin dal periodo neolitico, come attestano i reperti archeologici che, come noto a tutti, non mentono, ma danno notizie generalmente sicure. La Città si estese presto lungo tutta la costa, dal colle di Bonaria fino alla zona dello stagno di Santa Gilla, laddove “tocca” il quartiere di Sant’Avendrace."(...)
"Ma non è da escludersi che la sede si estendesse anche verso altre zone, come ad esempio il Castello. La Città sembra sorgesse su una zona derivata dalla sovrapposizione di depositi, avvenuta in ambiente marino, nel Miocene."(...)
"Durante le guerre Puniche, Cagliari passò sotto il dominio di Roma e, o bene o male, mantenne la sua caratteristica di centro commerciale che si era creata nei secoli addietro, mantenne il suo ruolo di centro di irradiazione nell’isola del dominio straniero, fu municipium per volere di Cesare che vi sostò nel 48 A.C. ebbe, anzi, il titolo di municipium Julium."(...)
"Comunque, ricordi punici rimasero radicati nel popolo sardo." (...)
"Ma ciò che più importa è il rilevante peso che il porto ebbe per il traffico delle merci nel Mediterraneo."(...)
"Cagliari fu così una città ricca, ebbe ville, teatro, foro, templi e terme. Urbs Urbim, cioè Città principe, la chiamò Floro nel secondo secolo dopo Cristo".(...)
"La flotta misenate ben poteva trovare riparo nel suo porto e nelle acque presso Campo Scipione potevano approdare navi che prendevano e portavano ricchezze."(...)
"Dopo la breve, disastrosa occupazione vandalica, Cagliari passò come era logico, ai Bizantini e, con tutta l’isola fece parte di una delle sette province della prefettura d’Africa, amministrata da un preside che risiedeva a Cagliari come Governatore Civile, e da un Duca che, come comandante militare stava a Fordongianus. Fu un'era triste per tutta l'Isola, sottoposta ad ogni genere di vessazioni e tributi.(...)"
"Difficile, se non impossibile, stabilire una data certa per il termine della dominazione bizantina che si
spense lentamente in Sardegna; mentre fra il IX e il X secolo, o qualche tempo dopo, nascevano i quattro Giudicati: quello Cagliaritano e quelli di Arborea, Torres e Gallura, dipendenti di nome ancora da Bisanzio, ma, in realtà indipendenti con governi autonomi il cui potere divenne presto ereditario. Il pericolo delle invasioni barbaresche portò i giudici sardi ad allacciare rapporti con l’Italia e soprattutto con Pisa e Genova, le due repubbliche marinare in grado di garantire una difesa contro le forze dei musulmani."(...)
"Il centro urbano si spostò verso Santa Gilla, in quella zona, pressappoco,dove ora si leva maestoso un cavalcavia,molto utile per lo snellimento del traffico, se non proprio bello, e la città fu nuovamente potente ed anche libera, perchè lo si è già detto, i bizantini ben poco e male se ne occuparono. La città vecchia, però, cadde in rovina e il giudicato cagliaritano con un entroterra assai vasto ed un governo ormai autonomo, i cui giudici risiedettero a Pluminus (Flumini) e poi a Santa Gilla, per il bene e per il male, come gli altri giudicati sardi, allacciò rapporti anche con Marsiglia e soprattutto con diversi ordini religiosi, fra cui i più noti furono i Vittorini di Marsiglia, ai quali i governanti cedettero chiese e campagne. Ma, poichè per noi Sardi, le cose non sono mai andate lisce, sappiamo,ad esempio, il commercio del sale passato ai Vittorini, fu motivo di lotta fra marsigliesi e pisani, ai quali vennero concesse donazioni dai giudici Turbino, Mariano e Costantino.Ma anche Genova stringeva trattati con il giudice cagliaritano Pietro e fra le due grosse potenze marinare ci fu guerra aperta."
"Vinsero i pisani - siamo ormai alla fine del secolo XII - che restarono da padroni nel giudicato cagliaritano e Benedetta, la giudicessa nota per le sue patetiche vicende e per le sue debolezze, cedette loro, nel 1216, quel “Quendam Collem”, che quasi tutti gli studiosi identificarono con il colle del Castello, che fu poi fortificato in modo superbo e divenne la nuova Cagliari."(...)
"Pisa abbandonò alla rovina la Città giudicale che sorgeva presso lo stagno -Santa Igia - e la vita si svolse tutta nel Castello co sistemi di governo del tutto simili a quelli di qualsiasi altro comune."(...)
"Accanto però ebbero vita feconda anche gli “Appendizius” ognuno dei quali aveva un proprio Sindaco Stampace, già popolato e fiorente, e Villanova ; insieme cresceva San Bartolomeo, mentre a Santa Igia restarono quei sardi che poi diedero vita a tutto il quartiere di Sant’Avendrace detto anticamente Santa Tennera. Anche la Marina divenne presto un attivo “Appendiziu” che prese il nome di La Pola.
"Le strade nacquero seguendo la natura dei luoghi: in Castello strade lunghe e strette volte da nord a sud portavano alle tre porte principali del quartiere: Porta del Leone, da cui entrava il commercio via mare, Porta dell’Elefante e Porta di S. Pancrazio, da cui entravano le merci dell’entro terra."(...)
"Nella Marina le vie nacquero, si può dire, parallele alla costa, mentre Stampace e Villanova seguirono più o meno lo stesso andamento di Castello.
Ma sulla Sardegna e su Cagliari incombeva la donazione fatta a Giacomo II D’Aragona da Bonifacio VIII. La lotta aperta ebbe inizio nel 1323 e nel 1324 l’infante Alfonso pose l’assedio a Cagliari attendando le sue truppe nella zona di Bonaria.L’approdo era avvenuto, però, precedentemente nel golfo di Palmas e inoltre le truppe avevano già assediato e preso Iglesias."(...)
" La malaria colse ignari i catalani che ci lasciarono numerosi la pelle. (...) Ma verso Bonaria, le cose andarono meglio, infatti fu fortificato e vi si stabilirono più di 6000 catalani.(...)"
"Nel 1324, sconfitti i pisani nella battaglia di Lucocisterne, nei pressi del Fangariu, gli aragonesi ebbero praticamente partita vinta, ma solo dopo alterne lotte, nel 1326 poterono entrare trionfanti nel Castello."(...)
"E fu certamente stupore, forse per alcuni fu speranza, per molti amara delusione, vedere su dalle montagne “fiammeggiare” lo stendardo catalano sulla città ormai perduta per sempre dai Pisani."(...)
"Fu, dunque, una nuova servitù."(...)
"Cagliari fu la sede dei viceré ed ebbe un governo simile a quello di Barcellona, tenuto ben stretto nelle mani dei catalani affluiti in Sardegna in cerca di fortuna piuttosto che di gloria. I sardi lottarono a lungo contro questi nuovi padroni, ma, dopo la battaglia di Macomer del 1478,il destino era ormai compiuto. La Sardegna aveva perso per sempre la sua indipendenza, ma aveva raggiunto una certa tranquillità, funestata però dalle frequenti carestie, dalle pestilenze e dalle scorrerie dei barbareschi."(...)
"Cagliari nel 1355 conobbe il suo primo parlamento, fatto importantissimo, anche se, in questa seduta, non furono prese decisioni di rilievo."(...)"Vi prendevano parte solo i feudatari, gli ecclesiastici dei gradi più alti e i sindaci delle Città e di certe ville più importanti: erano, cioè, il braccio militare, ecclesiastico e reale, che formavano il cosiddetto Stamento Sardo."(...)
"Verso la fine del 1500, Cagliari ebbe la sua prima tipografia, impiantata per l'interessamento del canonico Nicolò Canelles, e qualche anno dopo ebbe la sua università, fondata da Filippo III nel 1606 ma aperta al pubblico solo nel 1636."(...)
"Giungeva intanto anche il declino della grandissima potenza della Spagna. E già i riflessi di questa decadenza si facevano sentire anche in Sardegna. Nel 1668 a Cagliari nella via Canelles fu assassinato il viceré, marchese di Camarassa per motivi non chiari."(...)
"La Spagna aveva perso il suo prestigio e continuò a perderlo durante la prima guerra di Successione, quando la Sardegna si divise in due tronconi decisamente ostili tra loro: uno favorevole alla Spagna l’altro all’Austria."
"Dopo il bombardamento su Cagliari del 1708, la città fu ceduta all’Austria ed il trattato di Utrecht estendeva il possesso a tutta l’isola. Inutile tentativo, a favore della Spagna, organizzato dal cardinale Alberoni che, nel 1717 spedì una flotta nel golfo e fece bombardare la città: breve illusione di una risorta potenza che naufragò nel trattato di Londra, del 2 agosto del 1718. La Sardegna passò ai Savoia, che cedettero all’Austria la Sicilia. La Spagna era ormai fuori dal gioco." (...)
"L’8 agosto del 1720, l’Austria consegnava ufficialmente l’isola ai Savoia e Cagliari rimase sede dei vicerè sabaudi, il primo dei quali fu il noto barone don Filippo Guglielmo Pallavicino di S. Remy."(...)
"Durante la rivoluzione francese nel 1793 la flotta del contrammiraglio Truguet bombardò Cagliari, e in Città circolavano correnti giacobine che portarono nel 1794 alla cacciata dei funzionari piemontesi da parte del popolo sardo."(...)
"Seguirono lotte e rappresaglie, odi e moti popolari a carattere antifeudale di cui fu animatore anche G. M. Angioy. I moti furono repressi, ma nel 1796 i sardi ottennero i privilegi che richiedevano da anni. Nel 1799, Carlo Emanuele IV, esule dal Piemonte occupato dai francesi, si stabilì in Città con tutta la sua corte. Ma non facciamoci illusioni, vi rimase solo il tempo indispensabile e cioè pochi mesi. Riparti nel Settembre del '99 e lasciò come viceré Carlo Felice di Savoia duca del genovese, che fu poi sovrano."(...)
"Fu un periodo relativamente ed anche si può dire che la Sardegna, e Cagliari compirono qualche passo avanti nel cammino della civiltà e del diritto: sorsero strade, fra cui la Feliciana, fu creata la Società Agraria, e molto si fece per il riscatto degli schiavi, poichè le scorrerie dei corsari si ripetevano senza interruzione fino al 1814."
" Nel 1806 Vittorio Emanuele I, come già l'avo Carlo, venne esule a Cagliari e rimase fino alla rovina definitiva di Napoleone (1814)."(...)
"Nonostante questa presenza ed alcune opere benefiche,il malumore ed i rancori contro le prepotenze dei piemontesi rimasero vivi nell'animo dei cagliaritani tanto che nel 1812, venne ordita una congiura. La congiura fu sventata, ma i rancori rimasero, nè valsero a spegnerli del tutto le buone intenzioni di Carlo Alberto che migliorò di molto le condizioni dell’isola e della Città e, soprattutto, portò all’abolizione dei feudi e ad un più organico assetto dell’amministrazione comunale."
"Nel 1847 con un voto quasi unanime della popolazione, l’isola chiese la fusione completa con il Piemonte: fini così del tutto spenta ogni idea di indipendenza sarda."(...)